La morte di Prigozhin e il ferimento della logica e dell’informazione

Molto improbabile l’ipotesi dell’abbattimento, restano tre possibilità

Poco credibile anche che l’uccisione sia stata ordinata da Putin

Versione audio dal podcast di Radio Sound 24

Stando a buona parte dei mezzi di informazione occidentali non c’è bisogno di aspettare, per avere certezze: Evgenij Prigozhin è stato ucciso e il colpevole non può che essere Putin. Addirittura si arriva a dire che l’unico possibile beneficiario dell’eliminazione di Prigozhin è il presidente russo, o lo zar come si ama dire da quando abbiamo preso posizione nel conflitto ucraino.

Mi piace fare l’avvocato del diavolo, perché è un lavoro complicato, di solito. Questa volta invece non c’è quasi soddisfazione, troppo facile smentire l’ultima sciocchezza, quella di Putin unico beneficiario possibile della morte di Prigozhin. Che tra l’altro non è mai stato lo “chef di Putin”, come si continua a dire. E nemmeno era lo chef del Cremlino. Lo è stato in un paio di occasioni, perché aveva alcuni ristoranti molto chic a San Pietroburgo, faceva anche catering e i servizi della sua società furono richiesti al Cremlino in occasione di una visita di François Chirac. Prigozhin si era molto ispirato alla Francia, nell’ideazione dei suoi ristoranti. Di quei ristoranti era il proprietario, non lo chef. Vista l’importanza dell’occasione, si prestò a portare personalmente i piatti ai due presidenti, cosa che si ripeté in almeno un’altra occasione, credo con Bush. Ad ogni modo, questo è un dettaglio abbastanza irrilevante, se non per sottolineare il modo in cui si tende ad acconciare la realtà, nel racconto mediatico. Resta il fatto che Prigozhin con Putin costruì un rapporto amichevole, che avevano fino a un certo punto una buona intesa.

Poi è successo quello che è successo, quella vicenda che viene semplificata così dalla nostra informazione: Prigozhin tentò il golpe, Putin concordò la soluzione del trasferimento di Wagner in Bielorussia ma sappiamo che l’uomo è vendicativo e tiene a scoraggiare altri potenziali oppositori con esemplare brutalità. Quindi si sarebbe vendicato, a tempo debito.

L’ipotesi che va per la maggiore è quella di un missile, perché l’aereo volava tra Mosca e San Pietroburgo, proprio in una zona in cui si trova una batteria di missili terra-aria. Ovvio: se l’aereo fosse stato abbattuto da uno di quei missili la cosa non potrebbe che ricadere sul Cremlino.

Solo che il missile in questione sarebbe un S-300, come quello usato per il volo della Malaysian Airlines abbattuto sopra l’Ucraina orientale nel luglio del 2014, l’MH-17. Se si guardano i resti di quell’aereo si nota immediatamente che sono pieni di piccoli fori, e se si guarda alle poche immagini circolate finora dell’aereo di Prigozhin non si vede alcun foro. Gli S-300 esplodono a un paio di metri dal bersaglio, rilasciando migliaia di pezzi di metallo che perforano la carlinga. Il velivolo di Prigozhin era molto più piccolo del Boeing della Malaysian, e come detto non presenta tracce di quelle perforazioni, almeno sulle parti che si sono viste finora, sicché l’abbattimento con un S-300 sembra decisamente poco probabile.

Resta l’ipotesi della bomba, resta quella dell’incidente e resta anche quella di un’altra farsa, cioè della finta morte di Prigozhin. Sì, oggi si sa che l’analisi del DNA dice che uno dei dieci corpi recuperati è quello di Prigozhin e un altro è quello del suo vice, nonché co-fondatore di Wagner, Dmitry Utkin. Neanche gli Amministratori Delegati di grandi gruppi privati, quando questi hanno rilevanza strategica, viaggiano sullo stesso aereo con il loro vice, è una delle regole-base di sicurezza, e si sa che Prigozhin aveva regole strettissime di sicurezza. Il DNA, quindi: su questo mi chiedo perché, dopo aver passato mesi, o anni ormai, a dirci che nessuna informazione pubblica russa è credibile la nostra informazione dia improvvisamente per scontato che ci si debba fidare di quanto detto dall’ente federale russo dell’aviazione, cioè dal governo. Quel DNA può esserci, oppure no. Se ci fosse potrebbe esser stato predisposto, oppure no. Insomma potrebbe benissimo essere una morte simulata, a completamento della soluzione trovata con il trasferimento di Wagner in Bielorussia dopo la farsa della marcia su Mosca. In fondo i due, Putin e Prigozhin, potrebbero ancora essere amici, al di là della notizia piuttosto insignificante delle tre ore di urla putiniane che si sarebbero sentite nel corso del loro ultimo incontro. Non che io ci creda, alla morte simulata, ma non credo nemmeno al contrario, alla vendetta.

Infine, la questione di Putin “unico possibile beneficiario” della morte di Prigozhin: anche qui, per mesi s’è detto e ripetuto che, per ovvie ragioni, mezzo mondo voleva la testa del capo della milizia Wagner. Improvvisamente ci si dimentica di quanto detto fino a ieri e ci si inventa la storia di Putin unico interessato alla sua morte. Sapendo tra l’altro che questa è avvenuta poco dopo la pubblicazione del video di Prigozhin dall’Africa, con il preannuncio di un rafforzamento delle attività nel continente, e sappiamo bene del fastidio provato da un paio di potenze ex-coloniali per le attività di Wagner nell’Africa centro-settentrionale, con la prospettiva di un ingresso anche nel Niger. Con gli Stati Uniti che hanno da poco rilanciato la propria attività diplomatica in zona, peraltro. Questioni e situazioni delicate, in cui un nemico in meno fa comodo, evidentemente. Se la morte di Prigozhin fosse davvero ascrivibile a Putin, allora a logica avrebbe dovuto avvenire in Africa: era lì, visibile e raggiungibile. Ucciderlo in volo tra Mosca e San Pietroburgo, a logica, sembrerebbe un modo di cogliere i classici due piccioni con una fava da parte di qualche nemico esterno della Russia: eliminare un elemento fastidioso e creare un problema interno alla Russia.

Non faccio nomi, ma vi ricordo che nel mondo sono sei i servizi segreti con licenza d’uccidere.

Però c’è anche l’ipotesi dell’incidente: sui voli privati di Wagner venivano trasportate anche armi, e nulla esclude che un’arma particolarmente interessante venisse spostata a bordo di quell’Embraer, magari con eccessiva superficialità nelle operazioni di imballaggio, sicché una perturbazione potrebbe bastare a causare un’esplosione accidentale. Tra l’altro dai video sembra che si sia staccata un’ala, cosa che potrebbe avvenire in caso di esplosione nella stiva. Ma anche una bomba si può fissare sull’attaccatura dell’ala, ovviamente. Il problema dell’ipotesi dell’incidente è che se anche fosse vera non ci crederebbe nessuno. E, più in generale, non c’è da farsi illusioni: quella della morte di Prigozhin è una verità che non si saprà mai.