Milano, la valle delle multe

I milanesi i più multati d’Italia: ma sarà vero? E dove finisce quel fiume di soldi?

Quasi la metà del totale destinato alla sicurezza stradale viene in realtà usato per pagare le bollette del Comune

Versione breve audio dal podcast di Radio Sound 24

Gli automobilisti italiani nel 2022 hanno speso oltre mezzo miliardo di euro in multe per violazioni al codice della strada. Per l’esattezza, 547 milioni secondo Il Sole 24 Ore, 793 milioni secondo Il Giornale e altri. Ma la cifra totale in realtà non la sa nessuno, sappiamo solo che è molto più alta.

Il Sole 24 Ore parla di “boom delle multe”, rilevando una crescita del 37,4% rispetto al 2021. Questi dati, che sono comparsi nei giorni scorsi su tutta la stampa italiana, sono frutto di una rielaborazione fatta da facile.it e assicurazioni.it sulla base dei rapporti inviati al governo da parte dei comuni italiani. Il che significa che non includono tutta la parte di competenza nazionale, che è la parte più consistente. Ne parliamo più avanti.

Tornando ai comuni, in testa alla classifica campeggia ancora Milano, ed è quasi ovvio, è sempre stato così e la ragione non sta in una particolare scarsa disciplina dei milanesi ma nella configurazione del traffico milanese. Milano è seguita ovviamente da Roma. Con 151,7 milioni e 133 milioni rispettivamente, le due metropoli si accaparrano gran parte delle sanzioni inflitte nei comuni di tutta Italia agli automobilisti indisciplinati, distratti, sfortunati: fate voi.

Dicevo della particolare configurazione del traffico milanese. In effetti, quando leggo titoli come “i milanesi sono i più multati d’Italia” sobbalzo: la statistica non dice questo, la statistica dice che il comune di Milano è quello che ha incassato più soldi dalle multe. Cosa ben diversa, soprattutto nel caso di Milano che si popola ogni giorno di un paio di milioni di pendolari, molti dei quali costretti per varie ragioni a venire con il proprio autoveicolo. E per artigiani e professionisti in determinate condizioni di circolazione la multa non è una sanzione a un comportamento irresponsabile ma piuttosto un’extra-tassa che si può contabilizzare solo sulla base della probabilità statistica. Tant’è che la gran parte delle aziende di trasporto merci per esempio dà per scontato che l’autista prima o poi incappi in qualche multa, semplicemente perché è impossibile rispettare ogni regola (e quanto sono poliformi e cangianti certe regole di certi comuni) in ogni situazione di ogni km quando se ne percorrono centinaia al giorno. Naturalmente non parliamo delle situazioni di rischio, ma delle violazioni d’ordine più bagatellare, che oggi comunque costano e anche parecchio.

A proposito: il boom del 37% menzionato dal Sole 24 Ore è probabilmente dovuto anche, se non solo, al fatto che nel 2022 sono entrate in vigore le nuove sanzioni, molto più care delle precedenti. Bene per la sicurezza, in teoria: meno in realtà, se si considera che nello stesso anno 2022 gli incidenti sono aumentati, passando dai 65.852 del 2021 a 70.554 nel 2022, un incremento del 7,1%, e la cosa più grave è che sono aumentati soprattutto gli incidenti mortali – 1362 casi, + 7,8% – e quelli con feriti – 28.914, +8,4% -. Cifre per fortuna in calo rispetto all’ultimo anno pre-pandemico, il 2019, ma resta difficile dire che l’aggravamento delle sanzioni abbia scoraggiato più di tanto i comportamenti più a rischio. Tant’è che sulle strade italiane nel 2022 le quasi 421.000 pattuglie impiegate hanno contestato 1.438.419 infrazioni, quasi un terzo delle quali (421.972) per eccesso di velocità. Con oltre due milioni di punti decurtati e più di 30.000 patenti ritirate. Aggiungiamo un mezzo milione di controlli con l’etilometro, che hanno fruttato quasi 13.500 sanzioni per guida in stato d’ebbrezza, cioè 37 al giorno, e ogni giorno la polstrada incappa anche in tre drogati al volante.

Statistiche meno recenti, ma più utilizzabili in questo momento perché si tratta di prima della pandemia, indicano importi più o meno stabili dalle multe in Italia, intorno ai tre miliardi all’anno (di cui quindi un po’ più di un sesto viene dai comuni). Tre miliardi che mi verrebbe voglia di comparare con altri Paesi. Anzi, lo faccio, con gli ultimi dati disponibili: in Francia, 1,8 miliardi nel 2019. In Germania, 1,2 miliardi nel 2018.

Ovviamente non sono dati perfettamente omogenei e vanno presi con le pinze, però ci indicano una dimensione per la quale si può effettivamente iniziare a pensare a eccessi sanzionatori volti a far cassa più che alla prevenzione. Questo potrebbe esser vero soprattutto per i comuni, dove tipicamente le regole sono più complesse e le violazioni meno gravi – con le eccezioni del caso, naturalmente -.

Le multe, per comuni impoveriti dai tagli dei conferimenti statali, sono diventate parte essenziale del bilancio, anche se la legge ne restringe l’uso. Gli autovelox in territorio comunale hanno l’enorme vantaggio politico di colpire molto meno i residenti, perché usano il trasporto pubblico locale e sanno dove è stato installato l’autovelox o il nuovo limite ridotto di velocità o il nuovo senso unico o divieto d’accesso o parcheggio semi-riservato eccetera eccetera, insomma tipiche trappole per foresti che non sono poi chiamati a votare per il sindaco. E questo spiega il mantenimento di buoni livelli di consenso per amministrazioni di città con dati enormi, direi abnormi, di multe, e con un notevole flusso di pendolari. Dopo Milano e Roma, la terza città in classifica è Firenze, poi Bologna e Torino: stanno tutte intorno ai 40 milioni, lontanissime dalle prime due. Al sud la logica è diversa: Napoli, Palermo non compaiono nelle parti altre della classifica. Il capoluogo partenopeo, con 8 milioni, multa meno di Brescia con i suoi 11 milioni. A dimostrazione del fatto, direi, che più dell’indisciplina si colpiscono in questo case le tasche, là dove c’è attività economica che attiri i pendolari o in qualche caso i turisti.

Ora si parla di una riforma complessiva: aumenti delle sanzioni, in qualche caso, ma soprattutto progressività in base alla recidiva.

Noto tra l’altro che i vari articoli sul tema usciti in questi giorni sono praticamente fotocopie di quelli pubblicati tra maggio e giugno: il vuoto informativo evidentemente ha creato uno spazio promozionale in più ai due siti che hanno proposto quella semplice rielaborazione e che vendono per il resto i propri servizi. I dati son sempre quelli, si fondano sui rapporti inviati dai comuni al governo entro fine maggio. Simone Baldelli, il parlamentare (ormai ex) più attivo su questo tema, ancora recentemente segnalava che quasi un quinto dei comuni è inadempiente. Inadempienze che vengono a loro volta sanzionate.

In quei rapporti i comuni devono anche indicare come hanno speso i proventi delle multe: ricordiamo che la legge, art.208 del Codice della Strada, stabilisce che almeno la metà di quei fondi venga destinata alla sicurezza stradale. Milano per esempio ha speso tutti i quasi 13 milioni incassati da sanzioni per eccesso di velocità in “Interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali (compreso segnaletica, barriere e relativi impianti”. Ai quali però aggiunge oltre 17 milioni, parte dei proventi di tutte le altre sanzioni, per “Interventi di sostituzione, ammodernamento, potenziamento, di messa a norma e di manutenzione della segnaletica delle
strade di proprietà dell’Ente”. Ora, diciassette milioni per la segnaletica, più 12 milioni ancora in parte destinati alla segnaletica, mi fanno ripensare a una vecchia canzone di Davide Van De Sfroos, che definiva Milano “La valle dei semafori, dove ti confessi nei citofoni”. Non so i citofoni, ma i semafori sicuro. E poi mi chiedo quanti siano i cartelli stradali, perché se contiamo un costo variabile tra i 40 e 150 euro al pezzo… Calcoliamo il prezzo massimo, 150 euro: con meno di 5 milioni ne portiamo a casa più di 33.000, di cartelli nuovi di zecca.

Notevole semplificazione, ammettiamolo: la segnaletica non è solo quella, la gran parte della spesa va in energia eccetera eccetera. Qui sotto troverete il dettaglio della spesa milanese.

Anticipo un paio di considerazioni:

1) Milano, come la gran parte dei comuni italiani, sta abbastanza schiacciata sul minimo imposto dalla legge. Cioè spende il 50% circa (un po’ di più – 82 milioni su 151,5) dei proventi delle multe in attività in qualche modo inerenti alla sicurezza stradale, il resto va nella cassa comunale;

2) si tratta in buona parte di spesa corrente: per esempio 1 milione per equipaggiamento e vestiario della polizia municipale, quasi 5 milioni per la gestione e manutenzione della centrale di controllo del traffico, 15 milioni per l’illuminazione pubblica stradale;

3) ben quattro linee di spesa indicano “spese per utenze di energia elettrica e gas”, per un ammontare complessivo di oltre 38 milioni. Sono giustificate dall’art.40 bis di un decreto dell’anno scorso (n.50 del 17/5/2022, governo Draghi) che in pratica sottrae una parte dei proventi delle multe alla destinazione indicata dal Codice della Strada. Cioè, di quel 50% da spendere in sicurezza stradale viene tolta la parte che i comuni possono spendere “in via eccezionale e derogatoria per gli anni 2022 e 2023 (…) a copertura della spesa per le utenze di energia elettrica e gas”. Sicché il caro-bollette per i consumi dei propri edifici e materiali il Comune lo ha coperto con i proventi delle multe che avrebbero dovuto andare alla sicurezza stradale, per una spesa pari a quasi la metà del totale;

4) poi ci sono ben 5.800.000 per un contratto di servizio per il trasporto pubblico locale, ma è indicato: “quota parte del servizio ausiliari della sosta”;

5) alla “manutenzione ordinaria” della segnaletica stradale vengono destinati poco più di un milione di euro per la segnaletica verticale (cartelli stradali, ma probabilmente vanno inclusi anche i pannelli a led) e poco più di due milioni per i semafori;

6) alla manutenzione ordinaria delle strade sono stati destinati circa 6,7 milioni: non molto, rispetto alla cifra complessiva;

7) in conclusione, i proventi delle contravvenzioni a Milano (cifre che non includono i proventi della sosta) vanno per quasi il 50% nelle casse comunali e dal resto, normalmente destinato alla sicurezza stradale, viene sottratta quasi la metà per pagare le bollette del Comune. Della parte restante è quasi tutto spesa corrente: dalle uniformi alla previdenza integrativa della polizia municipale all’illuminazione stradale alla manutenzione ordinaria della segnaletica, dei semafori e del manto stradale, ai quali si aggiungono 145.000€ di “servizi informatici e di telecomunicazione”, cioè telefoni e internet della polizia locale, ben 844.000€ per accesso a banche dati, 129.000€ di canone radio, quasi due milioni e mezzo per il noleggio automezzi della polizia locale, eccetera. Dalla spesa per sicurezza stradale sottrarrei anche il milione destinato al servizio di rimozione, considerando che lo paga poi l’utente (92€, a Milano, più i giorni di custodia) denaro che quindi rientra nella cassa comunale. Sicché, considerando gli appena 33.000€ destinati al materiale per il nucleo di intervento rapido e i 210.000€ destinati alla polizia locale per “progetti di potenziamento servizi di sicurezza urbana e stradale”, in assenza di altre indicazioni su investimenti infrastrutturali volta alla sicurezza, la spesa sembrerebbe molto sbilanciata a discapito degli investimenti in sicurezza.

Ricordo peraltro che la norma è abbastanza precisa sulle destinazioni d’uso, e lo è anche la Corte dei Conti. Un Comune, che chiedeva di poter usare quel denaro per coprire gli straordinari del personale di ruolo destinato a un incremento del servizio di sorveglianza notturno, si è visto negare questa possibilità: quei fondi andavano reperiti ne bilancio comunale, nel capitolo dei fondi variabili per progetti-obiettivo. In calce riporto il testo integrale dell’art.208 del Codice della Strada, che stabilisce la destinazione dei fondi.

violazioniCdS_139818

Per le multe di competenza statale:

1. I proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie per
violazioni previste dal presente codice sono devoluti allo Stato,
quando le violazioni siano accertate da funzionari, ufficiali ed
agenti dello Stato, nonche’ da funzionari ed agenti dell’ente
Ferrovie dello Stato o delle ferrovie e tramvie in concessione. I
proventi stessi sono devoluti alle regioni, province e comuni, quando
le violazioni siano accertate da funzionari, ufficiali ed agenti,
rispettivamente, delle regioni, delle province e dei comuni.
2. I proventi di cui al comma 1, spettanti allo Stato, sono
destinati: a) fermo restando quanto previsto dall’articolo 32, comma
4, della legge 17 maggio 1999, n. 144
, per il finanziamento delle
attivita’ connesse all’attuazione del Piano nazionale della sicurezza
stradale, al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti –
Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale,
nella misura dell’80 per cento del totale annuo, definito a norma
dell’articolo 2, lettera x), della legge 13 giugno 1991, n. 190, per
studi, ricerche e propaganda ai fini della sicurezza stradale,
attuata anche attraverso il Centro di coordinamento delle
informazioni sul traffico, sulla viabilita’ e sulla sicurezza
stradale (CCISS), istituito con legge 30 dicembre 1988, n. 556, per
finalita’ di educazione stradale, sentito, occorrendo, il Ministero
dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca e per l’assistenza
e previdenza del personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei
carabinieri, della Guardia di finanza, della Polizia penitenziaria e
del Corpo forestale dello Stato e per iniziative ed attivita’ di
promozione della sicurezza della circolazione; b) al Ministero delle
infrastrutture e dei trasporti – Dipartimento per i trasporti
terrestri, nella misura del 20 per cento del totale annuo sopra
richiamato, per studi, ricerche e propaganda sulla sicurezza del
veicolo; c) al Ministero dell’istruzione, dell’universita’ e della
ricerca – Dipartimento per i servizi per il territorio, nella misura
del 7,5 per cento del totale annuo, al fine di favorire l’impegno
della scuola pubblica e privata nell’insegnamento dell’educazione
stradale e per l’organizzazione dei corsi per conseguire il
certificato di idoneita’ alla conduzione dei ciclomotori.
2-bis. Gli incrementi delle sanzioni amministrative pecuniarie di
cui all’articolo 195, comma 2-bis, sono versati in un apposito
capitolo di entrata del bilancio dello Stato, di nuova istituzione,
per essere riassegnati al Fondo contro l’incidentalita’ notturna di
cui all’articolo 6-bis del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117,
convertito, con modificazioni, dalla legge 2 ottobre 2007, n. 160,
con provvedimento del Ministero dell’economia e delle finanze
adottato sulla base delle rilevazioni trimestrali del Ministero
dell’interno. Tali rilevazioni sono effettuate con le modalita’
fissate con decreto del Ministero dell’interno, di concerto con i
Ministeri dell’economia e delle finanze, della giustizia e delle
infrastrutture e dei trasporti. Con lo stesso decreto sono stabilite
le modalita’ di trasferimento della percentuale di ammenda di cui
agli articoli 186, comma 2-octies, e 187, comma 1-quater, destinata
al Fondo.
3. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto
con i Ministri dell’economia e delle finanze, dell’interno e
dell’istruzione, dell’universita’ e della ricerca, determina
annualmente le quote dei proventi da destinarsi alle suindicate
finalita’. Il Ministro dell’economia e delle finanze e’ autorizzato
ad adottare, con propri decreti, le necessarie variazioni di
bilancio, nel rispetto delle quote come annualmente determinate.
3-bis. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il
Ministro dell’interno e il Ministro dell’istruzione, dell’universita’
e della ricerca trasmettono annualmente al Parlamento, entro il 31
marzo, una relazione sull’utilizzo delle quote dei proventi di cui al
comma 2 effettuato nell’anno precedente.

Per le multe di spettanza comunale:


4. Una quota pari al 50 per cento dei proventi spettanti agli enti
di cui al secondo periodo del comma 1 e’ destinata:
a) in misura non inferiore a un quarto della quota, a interventi
di sostituzione, di ammodernamento, di potenziamento, dimessa a norma
e di manutenzione della segnaletica delle strade di proprieta’
dell’ente;
b) in misura non inferiore a un quarto della quota, al
potenziamento delle attivita’ di controllo e di accertamento delle
violazioni in materia di circolazione stradale, anche attraverso
l’acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei Corpi e dei servizi
di polizia provinciale e di polizia municipale di cui alle lettere
d-bis) ed e) del comma 1 dell’articolo 12;
c) ad altre finalita’ connesse al miglioramento della sicurezza
stradale, relative alla manutenzione delle strade di proprieta’
dell’ente, all’installazione, all’ ammodernamento, al potenziamento,
alla messa a norma e alla manutenzione delle barriere e alla
sistemazione del manto stradale delle medesime strade, alla redazione
dei piani di cui all’articolo 36, a interventi per la sicurezza
stradale a tutela degli utenti ((vulnerabili)), quali bambini,
anziani, disabili, pedoni e ciclisti, allo svolgimento, da parte
degli organi di polizia locale, nelle scuole di ogni ordine e grado,
di corsi didattici finalizzati all’educazione stradale, a misure di
assistenza e di previdenza per il personale di cui alle lettere
d-bis) ed e) del comma 1 dell’articolo 12, alle misure di cui al
comma 5-bis del presente articolo e a interventi a favore della
mobilita’ ciclistica.
5. Gli enti di cui al secondo periodo del comma 1 determinano
annualmente, con delibera della giunta, le quote da destinare alle
finalita’ di cui al comma 4. Resta facolta’ dell’ente destinare in
tutto o in parte la restante quota del 50 per cento dei proventi alle
finalita’ di cui al citato comma 4.
5-bis. La quota dei proventi di cui alla lettera c) del comma 4
puo’ anche essere destinata ad assunzioni stagionali a progetto nelle
forme di contratti a tempo determinato e a forme flessibili di
lavoro, ovvero al finanziamento di progetti di potenziamento dei
servizi di controllo finalizzati alla sicurezza urbana e alla
sicurezza stradale, nonche’ a progetti di potenziamento dei servizi
notturni e di prevenzione delle violazioni di cui agli articoli 186,
186-bis e 187 e all’acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei
Corpi e dei servizi di polizia provinciale e di polizia municipale di
cui alle lettere d-bis) ed e) del comma 1 dell’articolo 12, destinati
al potenziamento dei servizi di controllo finalizzati alla sicurezza
urbana e alla sicurezza stradale, o all’acquisto di automezzi, mezzi
e attrezzature per finalita’ di protezione civile di competenza
dell’ente interessato. (99)