Tassista evasore, POS o non POS e altre storie
Ogni tanto riemerge il tema dei taxi, croce e delizia di tutte le amministrazioni: da decenni si parla di aumentare il numero delle licenze, perché i taxi sono pochi e costano cari.
E poi: è vero che i tassisti sono evasori fiscali? E che non vogliono usare il POS, cioè il pagamento digitale che renderebbe tutto tracciabile e trasparente e impedirebbe l’evasione fiscale?
Recentemente si sono visti un po’ di attacchi alla categoria da parte di varie categorie di protagonisti dei social, giornalisti compresi, e allora ho voluto chiedere spiegazioni ai diretti interessati: già che c’ero, mi son fatto spiegare ogni aspetto della questione – quanto costa la licenza del taxi, dove si scarica il costo del mutuo, come funzionano i controlli fiscali, perché non si possono ridurre i costi e quindi le tariffe, chi ci guadagna…
Insomma tutto ma proprio tutto sui taxi. Me lo sono fatto spiegare da Emilio Boccalini, segretario generale del Satam, il sindacato degli artigiani tassisti di Milano e provincia. La conversazione è durata una quarantina di minuti che potrete ascoltare tutta d’un fiato, o un po’ per volta: il file è scaricabile, lo potete distribuire come volete purché venga correttamente riportato l’autore e non vengano effettuati tagli tali da stravolgere il senso di quanto detto da Boccalini.
Ecco l’intervista, che inizia dal tema del controllo fiscale: studi di settore e poi? Tutte le corse sono tracciabili in caso di verifica?
NB una piccola parte dell’intervista è andata in onda su radio sound 24, nella rubrica “politica e dintorni”. La potete ascoltare qui