Mozione di sfiducia per U. Von der Leyen: breve analisi dei testi

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen affronta una rara mozione di sfiducia – l’ultimo caso fu nel 1994 contro Jean-Claude Juncker – che ha Geroghe Piperea come primo firmatario. Piperea è un euro-deputato di Alleanza per l’Unità dei rumeni (AUR), che fa parte del gruppo ECR, cioè dei Conservatori e Riformisti il cui partito principale è Fratelli d’Italia. Facciamo un piccolo esperimento, tentando una sorta di analisi quasi posturale. Cioè, considerando la posizione in cui sono le parti in causa, noi al loro posto cosa diremmo? E poi verifichiamo se e come lo abbiano effettivamente detto.

Dando per scontato che la mozione non venga sostenuta dai 2/3 dei votanti, e sapendo che può rappresentare un problema per quei partiti (come FdI) che a Strasburgo sono all’opposizione ma nello stesso tempo governano a livello nazionale e sono quindi indirettamente al governo anche in Europa attraverso il Consiglio e per via dei Commissari nominati dai relativi governi: perché presentarla? Nessun risultato, e in più il rischio di far danno a un alleato: perché, allora?

Di più: l’ala sinistra della coalizione maggioritaria all’Europarlamento, delusa dai passi indietro sulle politiche ambientali, minacciava di togliere il sostegno alla Commissione. Il voto sulla sfiducia presentata dall’estrema destra ricompatta il fronte maggioritario. Non è che, in fin dei conti, sia di fatto un intervento in soccorso della Commissione? Di fronte al « pericolo » dell’estrema destra ora la sinistra può giustificare l’assenza di azioni concrete contro la Commissione, fatta salva un’eventuale astensione su questa mozione.

Veniamo quindi ad accusa e difesa: al loro posto cosa diremmo?

Partiamo dall’opposizione: l’ECR, pur essendo al governo in alcuni Paesi (e quindi di riflesso nel Consiglio e nella Commissione) subisce una sorta di « cordone sanitario » in Parlamento. Il che significa esclusione, per quanto possibile, anche dai ruoli che contano nelle commissioni parlamentari. Fratelli d’Italia, membro dell’ECR, al momento di votare per la conferma di Ursula von der Leyen si astenne perché Forza Italia, alleato di governo in Italia, fa parte del PPE di cui Von der Leyen è espressione e quindi, votando contro, Giorgia Meloni avrebbe sgambettato l’alleato in Italia, mettendo oltretutto a rischio l’azione del commissario nominato dall’Italia (Raffaele Fitto) che avrebbe potuto subire uno sgambetto in Parlamento come accadde a Buttiglione, e anche dopo la nomina può sempre vedersi limitare il raggio d’azione e le competenze.

Quindi: se FdI è in una posizione delicata ed è il partito più rilevante nel gruppo ECR, qualsiasi deputato di quel gruppo che presenti una sfiducia contro l’esecutivo europeo sarà tenuto a una certa prudenza. Se non altro, per non mostrare pericolose spaccature all’interno del gruppo. Il testo, la portata e l’atteggiamento dovranno quindi prevedere opportune vie d’uscita, o chiamiamole piuttosto aree di sosta, come in autostrada.

Prima di prendere in esame il testo valutiamo brevemente la motivazione. Tre ipotesi, nei confronti di Ursula von der Leyen:

  • la vuoi salvare
  • la vuoi mettere in difficoltà
  • vuoi ribadire una posizione e/o mandare altri messaggi

Tenderei a credere più alla terza, e per quanto sia irrilevante la mia opinione personale ne spiego comunque brevemente il motivo:

  1. Dopo l’annullamento delle presidenziali del 2024 e l’esclusione di Georgescu dal nuovo voto, nel maggio scorso George Simion (AUR, che prima aveva appoggiato Georgescu) arriva in testa al primo turno e perde al ballottaggio, ottenendo il 46,4% dei consensi. Se Georgescu, e in parte anche l’AUR, venivano accusati di eccessiva vicinanza alla Russia, l’estrema destra rumena ha più volte contestato le ingerenze di Bruxelles. Logico che un deputato dello stesso partito si prenda la responsabilità nel Parlamento europeo di proporre una mozione di sfiducia all’esecutivo europeo: l’azione va vista in continuità
  2. È un momento delicato per Ursula von der Leyen. Logico che l’attacco avvenga ora, pur sapendo che non si tratta di far cadere la Commissione né di indebolirla troppo: nessuno vuole il caos nella situazione globale attuale, ma serve indebolirne l’immagine rafforzando al contempo la propria (e già il fatto di aver trovato le firme per presentare la mozione è un consolidamento d’immagine). Serve per l’opinione pubblica nazionale ma serve anche nel dialogo « costruttivo » con la Commissione, per far capire che non ha interesse a spostarsi troppo a sinistra (direte: « ma se non hanno i numeri ora non li avranno neanche dopo »: vero, ma l’indebolimento espone al contagio. L’area del dissenso potrebbe a termine trascinare qualche deputato dei partiti alleati nel governo nazionale, dall’altra parte dei franchi tiratori potrebbero approfittare della situazione… )

Valutiamo quindi il discorso sulla base dell’ipotesi che la motivazione dell’attacco sia essenzialmente di immagine e a scopo di pressione.

Su cosa conviene attaccare? La questione rumena c’è ma in posizione secondaria. Logico, se fosse stata affrontata prioritariamente avrebbe difficilmente trovato l’appoggio necessario in seno al gruppo e non avrebbe funzionato da « trappola » nei confronti degli altri gruppi.

Solitamente per trascinare l’avversario in campo aperto si cercano temi di interesse per l’opinione pubblica, possibilmente non troppo tecnici o di dettaglio. E temi sui quali anche l’altro si è esposto. Ogni strategia di comunicazione ha due possibili scopi:

  • Conservare il consenso
  • Ampliarlo o consolidarlo

Il dibattito estremamente polarizzato serve solitamente in chiave difensiva, per mantenere il consenso. L’estrema aggressività del linguaggio, lo stimolo alle pulsioni emotive, ha solitamente l’effetto di consolidare gli schieramenti nella loro base fidelizzata – riducendo anche un po’ l’area centrale, per attrazione verso i poli e per allontanamento, che diventa astensione al voto ma è poi anche disaffezione a tutto ciò che fa parte di quel contesto, a partire dall’informazione che si presta a quel gioco. È logicamente uno strumento d’emergenza, perché lo scopo ultimo sarebbe quello di ampliare il consenso. Un po’ come per i decreti: strumento d’emergenza di cui oggi si fa ampio abuso. Tutto questo a termine lede il dibattito e porta a un’espressione sempre più tautologica della democrazia.

In questo caso l’occasione era preziosa, per via della convergenza temporale di due temi forti: uno utile per conservare e rafforzare il sostegno già esistente per quei partiti; l’altro per tentare di ampliarlo. I due temi principali della mozione di sfiducia sono quindi

  • Pandemia: il Pfizer-gate (le accuse di negoziato diretto e irregolare, gli sms mai consegnati eccetera). Il caso dura da quattro anni, ma è del maggio scorso la decisione della Corte di Giustizia dell’UE che ha stabilito che la Commissione (e/o la sua Presidente) ha violato le regole di trasparenza
  • Spesa militare: l’accusa qui è di aver illecitamente bypassato il Parlamento usando strumenti emergenziali per decisioni che non riguardano un’emergenza ma una linea politica e di spesa di lungo termine

Sono temi in cui il consenso in Parlamento è piuttosto ampio, anche se poi non si esprime al momento del voto. Temi quindi che diventano convenienti per appropriarsene con un’iniziativa abbastanza spettacolare: se chi era d’accordo in aula o in commissione parlamentare o anche solo nelle dichiarazioni pubbliche poi vota contro, allora l’operazione è riuscita: dimostrare l’incoerenza e la scarsa credibilità dell’avversario. Qualunque spiegazione dia, sarà troppo articolata per essere compresa. In Parlamento il voto è binario: si/no, o al massimo l’astensione. E quello resta, non l’argomentazione che giustifica la decisione. Puoi avere l’impressione che funzioni, ma in realtà la spiegazione viene ricevuta solo dai più attenti tra i più affezionati. Questa trappola funziona anche nel caso opposto, se l’altra parte coerentemente con quanto detto fin lì vota la mozione: successo. Una mozione dell’estrema destra che raccoglie consensi fuori dal gruppo o addirittura in area opposta.

La scelta di attaccare contemporaneamente su più temi in questo caso è rafforzativa e limita le vie di fuga (benché si possa vedere come anello debole dell’accusa proprio la menzionata questione rumena), perché si tratta di temi etico-legali, la cui valenza politica viene limitata dal fatto che il bersaglio è una persona, e le sue precise decisioni. Questo dipende anche dal fatto che la Commissione ha rafforzato i poteri della Presidente. Diventa quindi difficile difenderla con l’attribuzione di una responsabilità collettiva. Non a caso Ursula Von der Leyen ha scelto di farsi accompagnare da tutti i commissari, quando si è pronunciata a propria difesa nella plenaria. Un messaggio agli alleati: simul stabunt, simul cadent. Ma soprattutto un modo, una postura, per far intendere la mozione di censura in senso collettivo e non individuale. Appesantendo quindi la gravità della scelta.

In calce vi proporremo prima il testo della mozione di censura, poi quello dell’intervento di Ursula von der Leyen in plenaria.

Così come erano prevedibili testo e contesto della mozione, altrettanto prevedibile è la risposta: ci aspetteremmo, di fronte a quel tipo d’accusa:

  • attacco alla credibilità dell’accusatore
  • attacco sulla motivazione dell’accusa
  • elencazione di fatti e/o cifre non necessariamente pertinenti per dare un’impressione di forte credibilità alla propria argomentazione
  • e, in considerazione del posizionamento politico di chi accusa (estrema destra): richiamo alle armi – ¡No pasarán!

Strategia comunicativa che però comporta dei rischi: questa polarizzazione del dibattito serve sì a evitare il pericolo che la sinistra appoggi la mozione della destra, ma a termine potrebbe rivelarsi controproducente per un leader dell’area « moderata », tanto più se per farlo usa i toni e il metodo « complottista » dell’avversario del momento, di fatto auto-contraddicendosi e finendo per alimentare l’accusa di fondo. Strategia funzionale nel breve termine ma molto rischiosa nel medio/lungo. Questo però dipende anche da altri fattori come la copertura mediatica, l’attenzione ancora relativamente scarsa dell’informazione « alternativa » ai dettagli del dibattito europeo e l’intensa attività di una plenaria, che costringe un voto come questo in appena due ore e che, tra il dibattito e il voto e soprattutto dopo questo inserisce una tale mole di interventi normativi da far rapidamente dimenticare quanto è stato detto.

Vediamo dunque se ci sono gli elementi attesi nel discorso di Ursula von der Leyen o se ha scelto invece un’altra strategia:

Attacco alla credibilità dell’accusatore

Vediamo la minaccia allarmante delle forze estremiste che vogliono polarizzare le nostre società con la disinformazione. Non c’è alcuna prova che queste forze abbiano risposte, ma ci sono ampie prove che molti sono supportati dai nostri nemici e dai loro burattinai in Russia o altrove. Questi sono movimenti alimentati da teorie del complotto, dagli anti-vaccinisti agli apologeti di Putin. E basta guardare alcuni dei firmatari di questa proposta per capire cosa intendo.

Attacco sulla motivazione dell’accusa

ciascuno di noi potrà arrivare alle proprie conclusioni sulle reali intenzioni di questa proposta. Ma ciò che abbiamo appena sentito da parte di Mr. Piperea era chiaro a tutti. È tratto dal più vecchio dei manuali degli estremisti. Polarizzare la società ed erodere la fiducia nella democrazia

Elencazione di fatti o cifre non necessariamente pertinenti

Qui l’approccio è più sottile: rivendica meriti toccando corde emotive, ricorda i camion con i cadaveri di Bergamo e poi elenca quanto ritiene sia stato fatto di positivo, rilevando lei stessa come tutto questo non sia menzionato nella mozione di censura. Che in effetti contesta modalità opache del negoziato per i vaccini il caso degli sms, citando sentenze e decisioni contrarie alla Commissione – questo non trova risposta diretta nella replica né in altre parti del dibattito – breve – in cui anche chi è intervenuto in sua difesa non ha portato elementi concreti: si fa riferimento ad « accuse smontate » o a « teorie del complotto », ma mai alla vicenda specifica degli sms o alle sentenze e decisioni menzionate dall’accusa. Né trova risposta l’accusa precisa di aver illecitamente bypassato il parlamento nel decidere la politica di riarmo. Si è puntato quindi chiaramente a deviare il discorso, pur lasciando l’impressione di affrontarlo con concretezza.

Non ho dimenticato ciò che abbiamo raggiunto insieme. Come un vaccino fu sviluppato in tempi record grazie alla scienza europea. Come aumentammo la produzione industriale dopo un inizio lento. Come ogni Stato membro ebbe lo stesso accesso ai vaccini salvavita. Come ogni cittadino – che provenisse da un paese grande o piccolo, dell’est o dell’ovest, del nord o del sud – ebbe la stessa opportunità. Questa è l’Europa della solidarietà che amo – ed è quella che gli estremisti odiano.

Tutti ricordiamo come abbiamo protetto i lavoratori – attraverso SURE. O come abbiamo rimesso in moto le nostre economie grazie alle Green Lanes o al certificato digitale. E naturalmente, tutti ricordiamo il giorno storico in cui abbiamo lanciato NextGenerationEU per iniettare 800 miliardi di euro nelle nostre economie per investire in tutto, dalla sanità all’istruzione, dalla tecnologia verde alla tecnologia digitale, dalle PMI alle industrie consolidate. Nessuno pensava che ce l’avremmo fatta o che sarebbe mai stato concordato. Ma l’abbiamo fatto insieme. E questa, Onorevoli deputati, è la vera storia della pandemia. Non quella che i promotori di questa proposta cercano di raccontare. Dobbiamo essere tutti profondamente orgogliosi di ciò. E non dobbiamo mai permettere che gli estremisti e i cospirazionisti riscrivano questa storia.

Onorevoli deputati, vi riporto a questi momenti perché non li troverete in nessuna parte della proposta che abbiamo davanti …

¡No pasarán!

Qui c’è una scelta. Possiamo seguire Mr. Piperea nel suo mondo di complotti e presunti intrighi di quella che lui chiama “Bruxelles”, oppure possiamo chiamare chiaramente questa proposta per quello che è; un altro tentativo rozzo di creare un fossato tra le nostre istituzioni, tra le forze pro-europee e pro-democratiche in questa Camera. Non dobbiamo mai permettere che ciò accada, e non lo faremo mai.

(…) Siamo entrati in un’epoca di lotta tra democrazia e illiberalismo.

In estrema sintesi: l’intervento di difesa è in effetti un contrattacco, che usa le stesse armi di cui accusa l’avversario: loro mentono e complottano con il nemico o ne sono manipolati, loro non fanno l’interesse collettivo e noi sì, loro hanno intenzioni non dichiarate, eccetera. Non entra nel dettaglio delle accuse, anche quando dice di farlo: per esempio sull’accusa di uso improprio dell’art.122 per bypassare il Parlamento sulle politiche di riarmo dice di averne spiegato il motivo in altra sede, non lo spiega qui, non risponde specificamente all’accusa.

Avrebbe potuto fare diversamente? Per quanti sia – come abbiamo visto – banale e perfettamente prevedibile, il discorso è estremamente ben studiato in funzione del contesto: è quello che doveva e poteva fare, e questo vale anche per il riferimento – visivo oltre che nel discorso – alla collegialità della Commissione. Sappiamo che un dibattito parlamentare ha il suo esito indipendentemente da quello che venga detto, a meno di inciampi clamorosi. E sappiamo però anche che le parole pronunciate sono anche scritte e restano: ma separate dal loro contesto. Se chi assiste al dibattito e ha letto la mozione può ritenere insoddisfacente la risposta questo non accadrà a chi ne cerca successivamente in archivio il testo, che in effetti schiva bene le questioni badando a non menzionare elementi precisi (non li richiama quindi alla mente di chi cercherà in futuro o segue distrattamente il dibattito). Se preso isolatamente, come accadrà dall’11 luglio, quel discorso è solido e rilancia bene, costituendo un contrattacco in prospettiva.

Forse ha ragione l’unico eurodeputato di ECR che ha preso la parola, Nicola Procaccini (di FdI, non a caso):

evidentemente oggi non potrò parlare a nome di tutto il gruppo, ma potrò farlo a nome dei due terzi dei colleghi dell’ECR che non hanno sottoscritto la mozione. Non perché non condividessero alcuni dei motivi di censura presenti nel testo, ma perché, come me, ritengono questa mozione un errore, un regalo ai nostri avversari politici, che arriva proprio nel momento di loro maggiore frustrazione (…) Dopo che qualcuno avrà ottenuto il suo quarto d’ora di celebrità dovremo ricominciare a batterci insieme, fianco a fianco, per cercare la verità sugli scandali politici che hanno influenzato il Parlamento europeo, per difendere la libertà di parola, per proteggere i nostri popoli e per molte altre buone ragioni. Purtroppo a qualcuno piace perdere, sia in patria che qui.

Al di là della frecciatina ai colleghi rumeni del gruppo, evitabile nel discorso, Procaccini annuncia voto contrario invece di una prevedibile astensione. E questa è l’unica parte sorprendente dell’intero dibattito.

Ma quindi la mozione di censura è un boomerang, visto che mette già in luce una frattura in seno al gruppo che l’ha presentata? Dipende dall’esito del voto, ma la trappola comunque in qualche modo funzionerà: a doppio taglio, ma funzionerà. Per il tempo dei titoli dei giornali. Dopodiché… Sì, non accadeva dal 1994, una mozione di censura è un fatto storico e il testo dell’accusa è forte e rigoroso e dettagliato e resterà anche quello negli archivi, per non dire negli annali. Ma:

  1. Non l’ha letto praticamente nessuno
  2. Non lo leggerà praticamente nessuno

I due testi non vengono archiviati insieme, e mentre per ritrovare l’accusa si dovrà cercare tra le migliaia di mozioni parlamentari, e per farlo si dovrà conoscere ogni dettaglio utile alla ricerca, il discorso di Ursula Von der Leyen campeggia invece sul sito della Commissione e sarà comunque facilmente reperibile tra i suoi discorsi. È una semplice questione di ruolo. E anche di regolamenti e di lingua. Quando la Presidente del Parlamento, Roberta Metsola, ha lanciato il dibattito precisando che vi sarebbe stato un solo intervento per gruppo parlamentare è intervenuta Christine Anderson (ESN):

Signora Presidente, baso il mio richiamo al regolamento sugli articoli 131 e 178. Una mozione di censura contro la Commissione è stata presentata da oltre 72 deputati, non da gruppi politici. Eppure, la Conferenza dei Presidenti ha deciso di consentire un solo turno di interventi per gruppo.

Signora Presidente, ciò non è conciliabile con l’articolo 131, che prevede espressamente un dibattito autentico seguito da tre giorni di riflessione, e ha senso solo se ai deputati che hanno proposto questa mozione è consentito di scambiare opinioni, non solo di ascoltare dichiarazioni preconfezionate dei presidenti dei gruppi – per non parlare dei deputati non iscritti che sono completamente esclusi.

Questo formato non rispecchia inoltre la gravità della questione e mi porta certamente a credere che quest’Assemblea stia ancora una volta cercando di nascondere sotto il tappeto le numerose accuse contro Ursula von der Leyen. Signora Presidente, il nostro compito non è proteggere Ursula von der Leyen. Il nostro compito è chiamarla a rispondere delle sue azioni. Chiedo pertanto rispettosamente che si svolga un dibattito approfondito e sostanziale.

Ovviamente la contestazione non ha avuto né esito né una sillaba di risposta. Risulta nel verbale e lì si ferma.

È quindi intervenuto per primo l’autore della mozione, Gheorghe Piperea. In romeno. Tradotto in diretta, resta però in lingua originale nel verbale. Poi ha parlato Ursula Von der Leyen. In Inglese, non in Tedesco. E poi i capigruppo o loro delegati. Tutti interventi brevi e nulla di spettacolare. Forse Piperea in patria ha potuto diffondere il video del suo intervento sui social. Il resto no, non esiste. Pochi minuti di interventi, tre giorni di silenzio e poi il voto. Se ne parlerà per uno, due giorni al massimo. Ecco come le scelte di comunicazione, combinate alle scelte regolamentari, hanno consentito di stoppare l’attacco. Forse anche ribaltandolo. Quanto all’effetto-trappola nei confronti degli avversari nell’emiciclo, dipende. L’esito potrebbe regalare sorprese.


Ecco dunque il testo completo della mozione di censura, seguito da quello del discorso di contrattacco:

Mozione di censura nei confronti della Commissione europea da parte del Parlamento europeo

(2025/2140(RSP))

Il Parlamento europeo,

– visti l’articolo 17, paragrafo 8, del trattato sull’Unione europea (TUE), l’articolo 234 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e l’articolo 106 bis del trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica,

– vista la richiesta presentata a norma del regolamento (CE) n. 1049/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2001, relativo all’accesso del pubblico ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione[1] da parte di Matina Stevi, giornalista alle dipendenze di The New York Times, vertente su una domanda di accesso a tutti i messaggi di testo scambiati tra la Presidente Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, tra il 1º gennaio 2021 e l’11 maggio 2022,

– visto il rifiuto della Commissione di soddisfare tale richiesta, adducendo a motivazione il fatto che non dispone dei documenti richiesti,

– vista la sentenza del Tribunale del 14 maggio 2025 nella causa T-36/23, Stevi e The New York Times / Commissione[2], che ha constatato che la Commissione non ha fornito spiegazioni plausibili per giustificare il mancato possesso dei documenti richiesti relativi ai suoi rapporti con Pfizer/BioNTech nell’approvvigionamento di vaccini contro la COVID-19 e ha chiarito che il dovere di trasparenza della Commissione è fondamentale e che il rifiuto di divulgare documenti può avvenire solo in circostanze rigorosamente giustificate da motivi imperativi,

– visto l’articolo 10, paragrafo 3, TUE, il quale sancisce che ogni cittadino ha il diritto di partecipare alla vita democratica dell’Unione e che le decisioni sono prese nella maniera il più possibile aperta e vicina ai cittadini,

– visto l’articolo 131 del suo regolamento,

A. considerando che nel 2022 la Procura europea (EPPO) ha avviato un’indagine sulla condotta della Commissione europea durante la negoziazione e la conclusione di contratti di acquisto con la società Pfizer per vaccini contro la COVID-19, indagine che rimane in corso nel 2025 e che desta preoccupazioni credibili in merito a potenziali violazioni giuridiche ed etiche, nonché a potenziali irregolarità nella gestione delle risorse finanziarie dell’Unione;

B. considerando che il Tribunale dell’Unione europea, nell’ordinanza del 5 ottobre 2023 emessa nella causa T-36/23, Stevi e The New York Times/ Commissione, ha stabilito che la Commissione non aveva fornito una giustificazione sufficiente, sul piano giuridico, del suo rifiuto di divulgare i documenti richiesti relativi ai negoziati per il vaccino Pfizer;

C. considerando che la Commissione ha contravvenuto ai propri obblighi a norma del regolamento (CE) n. 1049/2001 relativo all’accesso del pubblico ai documenti e ha violato i principi di trasparenza, buona amministrazione e responsabilità istituzionale sanciti dai trattati;

D. considerando che la Commissione ha stanziato 35 miliardi di EUR di fondi pubblici per vaccini contro la COVID-19, ma non è riuscita a garantire la trasparenza e la responsabilità, in particolare perché è rimasta inutilizzata una quantità di dosi per un valore di 4 miliardi di EUR, il che solleva gravi preoccupazioni quanto alla vigilanza finanziaria e all’inadempienza amministrativa;

E. considerando che il Tribunale, nella sentenza del 14 maggio 2025, ha annullato la decisione della Commissione europea di rifiutare l’accesso ai messaggi di testo scambiati tra la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, tra il 1º gennaio 2021 e l’11 maggio 2022 relativamente all’acquisto di vaccini contro la COVID-19;

F. considerando che la Corte dei conti, nella sua relazione speciale 22/2024, adottata il 26 settembre 2024, ha individuato gravi carenze nell’attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF), tra cui collegamenti insufficienti tra i fondi erogati e i costi effettivi, debolezze nei meccanismi di verifica, rischi di doppio finanziamento e ritardi nel conseguimento degli obiettivi degli investimenti, sollevando preoccupazioni significative in merito al controllo da parte della Commissione di uno dei maggiori strumenti finanziari messi a punto dopo la pandemia di COVID-19;

G. considerando che la Corte dei conti ha sottolineato che la mancanza di controlli rigorosi e il ricorso all’autocertificazione da parte degli Stati membri aumentano il rischio di « doppio finanziamento », una situazione in cui le stesse azioni possono essere finanziate più volte, con conseguenti inefficienze e un potenziale uso improprio dei fondi;

H. considerando che la trasparenza e la responsabilità, conformemente all’articolo 10, paragrafo 3, TUE, sono principi fondamentali della legittimità democratica dell’Unione che garantiscono la fiducia dei cittadini nelle istituzioni dell’Unione europea, in particolare in contesti che comportano importanti sfide in materia di sanità pubblica e impegni finanziari sostanziali;

I. considerando che il 23 aprile 2025 la commissione giuridica del Parlamento ha adottato all’unanimità un parere non vincolante che respinge il ricorso da parte della Commissione europea all’articolo 122 TFUE come base giuridica della proposta di regolamento che istituisce lo strumento di azione per la sicurezza dell’Europa (SAFE), un’iniziativa di finanziamento della difesa del valore di 150 miliardi di EUR;

J. considerando che il parere della commissione giuridica afferma che il ricorso all’articolo 122 TFUE da parte della Commissione è privo di una valida giustificazione di emergenza, in considerazione del fatto che la disposizione è concepita per misure a breve termine volte ad affrontare crisi immediate e non investimenti a lungo termine nel settore della difesa;

K. considerando che sono state sollevate gravi preoccupazioni in merito alle ingerenze illecite della Commissione nelle elezioni di Stati membri come la Romania e la Germania attraverso un’applicazione distorta del regolamento (UE) 2022/2065 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 ottobre 2022, relativo a un mercato unico dei servizi digitali e che modifica la direttiva 2000/31/CE (regolamento sui servizi digitali)[3], che mira a proteggere i consumatori ma che è stato utilizzato in modo improprio per giustificare limitazioni al voto e annullamenti di elezioni;

1. conclude che la Commissione guidata dalla Presidente Ursula von der Leyen non gode più della fiducia del Parlamento per quanto riguarda il rispetto dei principi di trasparenza, responsabilità e buona amministrazione, essenziali per un’Unione democratica;

2. conclude che le ingerenze illecite della Commissione nelle elezioni degli Stati membri, mediante un’errata applicazione del regolamento sui servizi digitali, rappresenta una grave violazione del suo mandato che consiste nel difendere i principi democratici e rispettare la sovranità nazionale;

3. osserva che il ricorso improprio da parte della Commissione all’articolo 122 TFUE come base giuridica del regolamento SAFE, un’iniziativa di finanziamento della difesa del valore di 150 miliardi di EUR, costituisce una grave violazione delle sue competenze nonché una distorsione della finalità prevista dell’articolo, che è limitata a situazioni di emergenza economica;

4. ritiene che questo abuso procedurale comprometta la fiducia nelle istituzioni dell’Unione e minacci l’integrità del quadro giuridico dell’Unione;

5. invita la Commissione a dimettersi a causa delle ripetute inadempienze nel garantire la trasparenza e della sua persistente inosservanza del controllo democratico e dello Stato di diritto all’interno dell’Unione;

6. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente mozione di censura e di notificare l’esito della relativa votazione in Aula al Presidente del Consiglio e alla Presidente della Commissione.


Presidente Metsola,

Onorevoli deputati,

Ogni mese ci incontriamo qui in Plenaria per discutere le questioni che contano di più per gli europei. Le difficoltà quotidiane dei lavoratori e delle famiglie preoccupate per il costo della vita. Il supporto che possiamo dare ai piccoli imprenditori che cercano di portare la loro azienda al livello successivo. O la necessità di garantire una vera sicurezza mentre conflitti e guerre infuriano in tutto il mondo. E lo faremo ancora una volta in questa sessione plenaria. Oggi, ognuno di noi potrà esprimere il proprio giudizio sul merito della proposta che abbiamo davanti. E ciascuno di noi potrà arrivare alle proprie conclusioni sulle reali intenzioni di questa proposta. Ma ciò che abbiamo appena sentito da parte di Mr. Piperea era chiaro a tutti. È tratto dal più vecchio dei manuali degli estremisti. Polarizzare la società ed erodere la fiducia nella democrazia con false affermazioni su interferenze nelle elezioni. Tentare di riscrivere la storia di come l’Europa abbia superato con successo una pandemia globale insieme – dai vaccini a NexGenEU. Diffondere teorie del complotto smontate riguardo i messaggi di testo. Qui c’è una scelta. Possiamo seguire Mr. Piperea nel suo mondo di complotti e presunti intrighi di quella che lui chiama “Bruxelles”, oppure possiamo chiamare chiaramente questa proposta per quello che è; un altro tentativo rozzo di creare un fossato tra le nostre istituzioni, tra le forze pro-europee e pro-democratiche in questa Camera. Non dobbiamo mai permettere che ciò accada, e non lo faremo mai.

Ma voglio anche ringraziare Mr. Piperea. Perché credo che sia fondamentale avere questo dibattito qui stasera. Perché i fatti contano. La verità conta. Ma anche perché riconosco che ci sono deputati che potrebbero non aver firmato questa proposta – ma che hanno legittime preoccupazioni su alcuni dei temi che essa solleva. E questo è del tutto comprensibile. Fa parte della nostra democrazia, e sarò sempre pronto a dibattere qualsiasi questione che questa Camera voglia – con fatti e argomenti. Ecco perché sono qui oggi con tutto il mio Collegio per affrontare queste domande.

Onorevoli deputati,

Lasciate che entri subito nel merito. Poiché gran parte di questo dibattito sembra tornare alla pandemia, permettetemi di riportarvi all’inizio di tutto. Nessuno di noi dimenticherà mai le immagini tragiche dei camion militari che attraversavano Bergamo di notte, carichi di corpi senza vita. O quando furono imposte le misure di lockdown. Le frontiere furono chiuse. E i dispositivi sanitari e di protezione furono contesi. Ricordo tutti quei momenti in cui sembrava che non ci fosse luce alla fine del tunnel. Ma non ho dimenticato ciò che abbiamo raggiunto insieme. Come un vaccino fu sviluppato in tempi record grazie alla scienza europea. Come aumentammo la produzione industriale dopo un inizio lento. Come ogni Stato membro ebbe lo stesso accesso ai vaccini salvavita. Come ogni cittadino – che provenisse da un paese grande o piccolo, dell’est o dell’ovest, del nord o del sud – ebbe la stessa opportunità. Questa è l’Europa della solidarietà che amo – ed è quella che gli estremisti odiano.

Tutti ricordiamo come abbiamo protetto i lavoratori – attraverso SURE. O come abbiamo rimesso in moto le nostre economie grazie alle Green Lanes o al certificato digitale. E naturalmente, tutti ricordiamo il giorno storico in cui abbiamo lanciato NextGenerationEU per iniettare 800 miliardi di euro nelle nostre economie per investire in tutto, dalla sanità all’istruzione, dalla tecnologia verde alla tecnologia digitale, dalle PMI alle industrie consolidate. Nessuno pensava che ce l’avremmo fatta o che sarebbe mai stato concordato. Ma l’abbiamo fatto insieme. E questa, Onorevoli deputati, è la vera storia della pandemia. Non quella che i promotori di questa proposta cercano di raccontare. Dobbiamo essere tutti profondamente orgogliosi di ciò. E non dobbiamo mai permettere che gli estremisti e i cospirazionisti riscrivano questa storia.

Onorevoli deputati,

Vi riporto a questi momenti perché non li troverete in nessuna parte della proposta che abbiamo davanti. Eppure, sono il contesto essenziale di ciò di cui stiamo parlando oggi. Perché mostrano la natura unica e senza precedenti della situazione in cui ci trovavamo. Come l’Europa si sia unita dopo che gli Stati membri ci hanno dato un mandato per agire. Come sia stato proprio questo Parlamento a garantire immediatamente la continuazione dei dibattiti in Plenaria per mantenere attiva la nostra democrazia europea. Grazie a questo abbiamo avuto molti dibattiti in questa Camera nei momenti più difficili. E questi sono stati così importanti. Perché significava che, passo dopo passo, abbiamo discusso apertamente e in modo trasparente con questa Camera, con gli Stati membri, con i cittadini europei. Tutto era alla luce del sole. Quindi sì, non è un segreto che io sia stato in contatto con i rappresentanti di vertice delle aziende produttrici dei vaccini che ci avrebbero tirato fuori da questa crisi. Ovviamente lo ero, così come cercavo consulenza dai migliori epidemiologi e virologi del mondo. O ero in contatto con le organizzazioni delle Nazioni Unite e le ONG. Ma l’insinuazione che questi contatti fossero in qualche modo inappropriati o contrari all’interesse europeo è – con qualunque misura – semplicemente errata.

Quindi lasciate che metta a posto i fatti ancora una volta. Le negoziazioni sui contratti sono state condotte dalla Commissione e dagli Stati membri insieme. Ogni singolo contratto negoziato è stato esaminato nei dettagli nelle capitali prima di essere firmato da ciascuno dei 27 Stati membri. Non c’erano segreti, né clausole nascoste, né obblighi di acquisto per gli Stati membri. In effetti, tutti i 27 Stati membri hanno deciso di acquistare i loro vaccini di propria volontà. Quindi ogni affermazione secondo cui qualche Stato membro non fosse a conoscenza dei contratti, dei prezzi o delle quantità è disonesta. In effetti, chiamiamola con il suo nome: è semplicemente una bugia.

Onorevoli deputati,

Il punto più ampio che voglio fare oggi è che questa Commissione sarà sempre pronta a lavorare con voi e a essere trasparente con voi. Ecco perché, ad esempio, sono venuta alla Conferenza dei Presidenti per giustificare e spiegare l’uso eccezionale dell’Articolo 122 per SAFE – la nostra proposta di spesa per la difesa d’emergenza. Questo è esattamente ciò che ho promesso nelle mie Linee Guida. Il punto è che sono impegnata a lavorare con questa Camera in ogni passo del cammino. E voglio dire che sento le vostre preoccupazioni chiaramente. E sarò sempre pronta ad essere aperta sul nostro lavoro e a trovare soluzioni comuni con le forze pro-europee e pro-democratiche in questa Camera. Perché questo spirito di compromesso è ciò che la democrazia richiede. Ma non dobbiamo nutrire illusioni sui pericoli che la nostra democrazia affronta. Siamo entrati in un’epoca di lotta tra democrazia e illiberalismo. Vediamo la minaccia allarmante delle forze estremiste che vogliono polarizzare le nostre società con la disinformazione. Non c’è alcuna prova che queste forze abbiano risposte, ma ci sono ampie prove che molti sono supportati dai nostri nemici e dai loro burattinai in Russia o altrove. Questi sono movimenti alimentati da teorie del complotto, dagli anti-vaccinisti agli apologeti di Putin. E basta guardare alcuni dei firmatari di questa proposta per capire cosa intendo. Ma la vera domanda qui è: cosa dobbiamo fare a riguardo? Credo che spetti a noi unirci, trovare compromessi equilibrati e fare il nostro dovere per le persone. Perché l’ascesa della politica illiberale e populista non avviene in un vuoto. Quindi la risposta non può mai essere lamentarsi di come le persone abbiano votato. Deve sempre essere mostrare che capiamo e che affronteremo le loro preoccupazioni legittime. Ed è questo che questa Commissione e questo Parlamento hanno fatto sin dal primo giorno in cui il Collegio ha assunto l’incarico.

Grazie a questo team dietro di me, a questo Collegio che avete eletto, stiamo realizzando il programma ambizioso che questa Camera ha votato. Che si tratti di fare passi storici sulla difesa e la sicurezza, o di potenziare la nostra competitività attraverso il Clean Industrial Deal. Attraendo i migliori ricercatori al mondo per scegliere l’Europa. Che si tratti di sostenere l’Ucraina e preparare il terreno per una futura espansione. O di proteggere i nostri agricoltori e i nostri pescatori – così come la terra e l’oceano su cui dipendono. Che si tratti di affrontare il cambiamento climatico, la crisi abitativa o concentrarsi sulle competenze e l’istruzione di cui i giovani hanno bisogno. Oggi, e anche nel nostro bilancio a lungo termine. O semplificando l’ambiente imprenditoriale delle nostre aziende – rimanendo fedeli agli standard che rendono forte la nostra Unione. E sempre proteggendo lo stato di diritto e i valori fondamentali della nostra Unione. Questo è ciò che davvero importa alla gente d’Europa. Questo è ciò di cui vogliono che discutiamo in questa Camera. Quindi non giochiamo il gioco degli estremisti. Difendiamo l’Europa e agiamo per gli europei.

Onorevoli deputati,

Voglio concludere rivolgendomi a tutte le forze pro-europee e pro-democratiche in questa Camera. So che non siamo sempre d’accordo su ogni dettaglio di ogni proposta di questo Collegio. E non posso promettere che saremo sempre d’accordo su tutto in futuro. Ma ciò che posso promettere è che saremo sempre pronti a lavorare per il compromesso e per l’unità. Quando la Commissione si siede con gli Stati Uniti per negoziare su commercio e tariffe, l’Europa deve mostrare forza. Quando ci battiamo per il futuro dell’Ucraina, l’Europa deve mostrare forza. O quando andiamo in Cina a difendere i nostri interessi – l’Europa deve mostrare forza. E Onorevoli deputati, questa forza viene solo dalla nostra unità. Quindi uniamoci. E continuiamo a fare il nostro dovere per l’Europa.

Viva l’Europa.

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