Si è molto parlato dell’intervento del Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, il 20 giugno 2025 all’Università di Padova. Non esiste un testo integrale ufficiale perché il suo intervento non corrisponde al testo che gli era stato preparato. Abbiamo quindi proceduto con una trascrizione automatica da youTube. Includiamo anche il video integrale. A ChatGpt abbiamo chiesto di scrivere una valutazione critica introduttiva e di formattare il testo.
Valutazione critica introduttiva
L’intervento del Ministro della Difesa Guido Crosetto all’Università di Padova si configura come una riflessione articolata e lucida sulla trasformazione dell’ordine globale e sul ruolo dell’Europa e dell’Italia nel nuovo contesto geopolitico. Lontano da un linguaggio accademico o retorico, Crosetto adotta un tono diretto e realistico, riconoscendo apertamente i limiti dell’Unione Europea, la crisi delle istituzioni multilaterali e la crescente centralità della supremazia tecnologica nel determinare gli equilibri internazionali.
Tra i punti più rilevanti si evidenziano: la diagnosi della marginalizzazione dell’Europa, la denuncia dell’inadeguatezza del diritto internazionale privo di forza cogente, la valorizzazione delle alleanze come unica via per garantire sicurezza, e un richiamo deciso alla necessità di investire nella ricerca, nella formazione universitaria e nella capacità di visione strategica.
Crosetto propone un multilateralismo rinnovato, capace di includere nuove potenze e culture, indicando nella NATO un possibile veicolo per preservare valori condivisi. L’intervento colpisce per la sua capacità di coniugare realismo geopolitico con una visione propositiva, ribadendo il valore della contaminazione culturale, della memoria storica e della responsabilità collettiva nel costruire un futuro sostenibile.
Intervento del Ministro Guido Crosetto all’Università di Padova
Non è un compito facile quello di cercare di tirare le conclusioni dopo quello che abbiamo sentito.
Lasciatemi iniziare ringraziando per l’ospitalità la rettrice dell’Università di Padova, il presidente di Padova legge, il dottor Possamai. Ringrazio Enrico Mentana, Luca Zaia, il signor Ciambetti, l’avvocato Pinelli, vicepresidente del CSM che mi ha invitato oggi per questa conclusione, l’amico Lorenzo Guerini, il procuratore nazionale antimafia Melillo e tutti i presenti.
Mi ero preparato un discorso, me lo avevano scritto, ma non lo leggerò. Le suggestioni dei vostri interventi mi spingono a parlarvi sulla base di quanto ho sentito.
Parto dall’intervento del dottor Melillo, che ha detto una cosa che condivido totalmente: spesso parliamo come se vivessimo trent’anni fa. Siamo cresciuti con convinzioni, idee e un contesto che oggi è profondamente cambiato, ma molti della mia generazione non se ne rendono conto.
Parliamo di Europa come se contasse. Forse avrebbe potuto contare se si fosse data un ruolo politico, ma non l’ha mai fatto. Non ha mai avuto una politica estera, perché quella era nazionale, come lo è sempre stata la difesa.
È finito il tempo in cui l’Europa poteva aspirare a quel ruolo. Lo dico con tristezza. Siamo passati da un mondo in cui contavano i valori, a un mondo in cui conta il valore economico. Dalle grandi democrazie e conquiste sociali, alle grandi potenze. E non ce ne siamo accorti.
In questo cambiamento abbiamo un dovere: presidiare le conquiste di migliaia di anni, che hanno portato alla codificazione di un diritto internazionale spesso in contrapposizione con l’ordine internazionale, il quale è imposto dal più forte.
Viviamo in un’epoca in cui il diritto internazionale viene applicato in modo selettivo. In certi casi viene rispettato, in altri dimenticato. Questo perché la multilateralità è morta. L’ONU conta come l’Europa nel mondo: niente. Meno di una nazione.
Oggi la lotta è per la supremazia tecnologica. La sfida tra Cina e Stati Uniti non è solo territoriale: è sull’intelligenza artificiale e sul quantum computing. Vladimir Putin disse 12 anni fa che chi dominerà l’intelligenza artificiale governerà il mondo. E non aveva torto.
Parlare di intelligenza artificiale significa parlare di risorse, di energia, di materie prime. L’Europa è totalmente dipendente. Non ha materie prime, ha una popolazione anziana e una scarsa prospettiva di crescita. L’Africa, invece, è giovane e in piena espansione.
Oggi l’Europa dipende al 100% dalla Cina per le terre rare, essenziali per il futuro tecnologico. Questa è la sfida sotto le guerre e il riassestamento dell’ordine mondiale.
Abbiamo due necessità: una nazionale e una internazionale. Come Ministro della Difesa, ho il compito di pensare alla sicurezza e alla difesa, che non posso garantire da solo, ma solo attraverso alleanze. L’unica che abbiamo è la NATO.
La sicurezza non è solo difesa militare: è anche economica e sociale, è la possibilità di crescere in libertà. Ma questa dipende da equilibri che non controlliamo interamente.
Serve un nuovo multilateralismo. Finché non faremo crescere organismi multilaterali, non potremo garantire la pace. Le soluzioni non possono arrivare dagli attori del conflitto, ma da chi è terzo.
Io sostengo da tempo che la NATO debba evolversi. Il centro del mondo non è più l’Atlantico. Il mondo non è più solo Stati Uniti ed Europa. Va costruito un dialogo anche con il Sud globale: Brasile, India, Australia, Giappone.
La NATO potrebbe diventare una sorta di ONU della sicurezza globale, fondata su regole condivise. Solo così si può dare forza al diritto internazionale.
In questo contesto, l’Italia conta poco come potenza, ma moltissimo come portatrice di un approccio culturale. La nostra storia di convivenza, integrazione, contaminazione positiva è un patrimonio straordinario.
Le nostre università, come Padova, sono state luoghi aperti al mondo. Questo spirito deve guidarci oggi.
C’è bisogno di investire nella ricerca, nell’università, nei cervelli. Le materie prime, l’energia, e la conoscenza sono le chiavi del futuro. Anche nel bilancio della difesa si può trovare spazio per la ricerca.
Possiamo creare un nuovo multilateralismo, nuove missioni di pace, nuove forme di difesa. Ma serve una visione.
L’Italia ha competenze uniche nella lotta alla criminalità internazionale, che derivano dalla sua storia. I nostri investigatori sono apprezzati nel mondo. Questa capacità di visione va estesa anche agli altri settori.
Purtroppo perdiamo occasioni a causa del nostro provincialismo. Politicizziamo tutto, anche ciò che dovrebbe unirci.
Serve invece dialogo, confronto, contaminazione tra idee diverse.
Sappiamo cosa facciamo in Ucraina, cosa tentiamo di fare per Gaza. Abbiamo detto parole chiare sull’intervento israeliano, perché è finito il tempo della risposta militare. Ma trovare soluzioni è difficile. Serve dialogo e ascolto.
Ho creato al Ministero un ufficio per raccogliere informazioni da tutti gli « intank » del mondo, per capire dove stiamo andando. Questo è uno dei doveri principali.
Vi faccio un esempio: nel 2003 i principali partner dell’Africa erano europei. Oggi sono cinesi. La Cina è ovunque. Questo è il nuovo ordine globale.
I valori che consideravamo fondamentali hanno perso peso. Sta a noi riportarli al centro.
La NATO può essere uno strumento per difendere questi valori, perché al suo interno ogni paese ha voce, indipendentemente dalla sua forza.
Se le organizzazioni multilaterali sopravvivono, allora anche il diritto internazionale avrà ancora senso. Difendendo queste organizzazioni, difendiamo il nostro futuro e quello dei nostri figli. Grazie.